Il sonno e il dolore cronico – Perché dormire bene è fondamentale

Il sonno: l’arma segreta contro il dolore che tutti sottovalutiamo

Ti sei mai chiesto perché dopo una notte insonne il tuo dolore sembra amplificarsi? Non è solo una tua impressione: è la scienza che parla!

Molti di noi, quando soffrono di dolore, si fissano ossessivamente sulla postura durante il sonno. “Forse dovrei dormire sul fianco… o sulla schiena?” Ma la verità è diversa: non è tanto la posizione a fare la differenza, quanto la qualità del tuo riposo.

Il legame invisibile ma potentissimo tra sonno e dolore

🔍 Gli studi parlano chiaro: chi dorme poco ha una soglia del dolore drasticamente ridotta. È come se il tuo corpo abbassasse le sue difese!

⚡ Durante il sonno profondo, il tuo corpo attiva potenti meccanismi di guarigione: ripara i tessuti, riduce l’infiammazione e “resetta” i percorsi del dolore nel cervello.

🌀 Si innesca un circolo vizioso pericoloso: il dolore ti tiene sveglio, la mancanza di sonno intensifica il dolore, e così via in una spirale che sembra non avere fine.

Strategie pratiche che funzionano davvero

1️⃣ Tratta il sonno come una medicina – Perché, in effetti, lo è! Riservare 7-8 ore al riposo non è un lusso, ma una necessità.

2️⃣ Liberati dall’ossessione della “posizione perfetta” – Trova semplicemente una postura che ti permetta di rilassarti. Il tuo corpo sa cosa è meglio per te.

3️⃣ Evita la luce blu – Smartphone e tablet prima di dormire sono nemici giurati del tuo riposo. Prova a lasciarli fuori dalla camera da letto e utilizza un filtro per lo schermo!

4️⃣ Muoviti ogni giorno – Non serve diventare atleti olimpici: anche una semplice camminata quotidiana migliora drasticamente la qualità del sonno.

💡 La verità che cambia tutto: un buon sonno è insieme al movimento la terapia più potente, economica e naturale contro il dolore cronico. Inizia a considerarlo parte integrante del tuo percorso di guarigione!

🌟 Vuoi scoprire come migliorare la qualità? Scopri tutti i segreti del legame tra sonno e dolore nel libro “LiberaTi dal male“. Nel libro è presente un capitolo sul sonno che è stato revisionato dal Prof. Jacopo Vitale, ricercatore esperto in scienza del sonno presso la Schulthess Klinik di Zurigo, autore di pubblicazioni internazionali e collaboratore di progetti di ricerca sul sonno e la performance fisica.

Scopri “LiberaTi dal male”: la nuova guida per affrontare il dolore cronico

Siamo entusiasti di annunciare la pubblicazione del nuovo libro del Dott. Elia Brocchetti, “LiberaTi dal male – Dolore cronico e falsi miti”. Questa opera è pensata per chi soffre di dolore cronico e desidera comprendere meglio le proprie condizioni, sfatando miti comuni e adottando strategie efficaci per il benessere.

Perché leggere “LiberaTi dal male”?

  • Comprensione Approfondita del Dolore Cronico: Il libro offre una panoramica dettagliata sulle cause del dolore persistente, aiutando i lettori a riconoscere e comprendere i segnali del proprio corpo.
  • Smentita dei Falsi Miti: Spesso, credenze errate possono ostacolare il percorso di guarigione. “LiberaTi dal male” affronta e sfata i miti più comuni legati al dolore cronico, fornendo informazioni basate su evidenze scientifiche.
  • Strategie Pratiche per il Benessere: Oltre alla teoria, il libro propone esercizi e consigli pratici per gestire e ridurre il dolore nella vita quotidiana.

Chi dovrebbe leggere questo libro?

“LiberaTi dal male” è ideale per:

  • Persone che convivono con dolore cronico e cercano soluzioni efficaci.
  • Chi desidera informarsi e prevenire disturbi muscolo-scheletrici.
  • Professionisti del settore sanitario in cerca di approfondimenti basati su evidenze.

Dove acquistare il libro?

Il libro è disponibile su Amazon sia in versione cartacea che ebook al seguente link: https://www.amazon.it/LiberaTi-dal-male-Dolore-cronico/dp/B0DTTXF8XX

Non perdere l’opportunità di migliorare la tua comprensione del dolore cronico e di adottare strategie efficaci per il tuo benessere. Acquista “LiberaTi dal male” oggi stesso!

Sfatiamo un mito sul dolore: “Ho mal di schiena perché ho la scoliosi!”

“Ho dolore perché ho la scoliosi.”FALSO!

La scoliosi, una curvatura laterale della colonna vertebrale sul piano frontale (quando guardando di spalle la colonna si nota una sorta di “S”), è spesso accompagnata da un’aura di preoccupazione. Molte persone credono che sia una causa diretta di dolore, ma la realtà è diversa.

La scoliosi è una condizione comune, spesso diagnosticata nell’infanzia o nell’adolescenza, e nella maggior parte dei casi non causa dolore significativo. Solo in casi gravi, quando l’angolo della curvatura è molto marcato, potrebbe esserci un impatto sulle strutture circostanti o sulla funzione respiratoria, ma è una condizione piuttosto rara. Ma per la maggior parte delle persone con scoliosi lieve o moderata, il dolore non è direttamente collegato alla curvatura stessa.

Che cosa causa davvero il dolore?

Spesso, il dolore è più legato a uno stile di vita sedentario, debolezza muscolare, tensioni croniche accumulate, o fattori di contesto completamente esterni alla meccanica, come stress psicologico o scarsa qualità del sonno (solo per citarne alcuni) piuttosto che alla scoliosi in sé. Anche chi ha una colonna apparentemente fisiologica può soffire di dolori simili, a dimostrazione che non è la “forma” della colonna a causare il problema.

Il movimento è la chiave

La buona notizia è che il movimento e il rafforzamento muscolare sono i tuoi migliori alleati. Esercizi mirati, un’adeguata attività fisica e una corretta gestione del carico possono aiutarti a migliorare il benessere e ridurre eventuali fastidi.

👉 Vuoi approfondire? Nel mio libro “LiberaTi dal male” ti spiego come affrontare il dolore cronico, sfatando i miti più diffusi e fornendoti gli strumenti per riprendere il controllo del tuo corpo.

Sfatiamo un mito sul dolore: “Ho mal di schiena perché ho una brutta postura”

La postura perfetta non esiste! Ecco cosa non ti hanno mai detto sul mal di schiena

Quante volte ti sei sentito dire: “Stai dritto o ti verrà mal di schiena!”? È uno dei miti più diffusi, ma la scienza ci racconta una storia diversa. Scopriamo insieme perché avere una “brutta postura” non è sinonimo di dolore e cosa puoi fare davvero per migliorare la tua salute.

Nel mio libro LiberaTi dal male, spiego perché la postura sbagliata in realtà non esiste. Esistono solo posture “diverse”, che riflettono le nostre abitudini e la nostra storia personale. Studi recenti dimostrano che non c’è una correlazione diretta tra una postura specifica e il mal di schiena. Ci sono persone con schiene perfettamente dritte e dolori cronici, e altre con cifosi o scoliosi che non provano alcun fastidio!

Il segreto? Non è la posizione che mantieni, ma quanto tempo la mantieni. Il nostro corpo è fatto per muoversi, non per restare immobile. Non preoccuparti troppo di come ti siedi, che postura assumi di notte o come ti muovi; cambia spesso posizione, alzati, cammina e rilassati. Questo farà più bene alla tua schiena di qualsiasi “postura perfetta”.

Se vuoi scoprire perché la tua postura non è il problema e quali strategie puoi adottare per vivere senza dolore, non perdere il mio libro LiberaTi dal male! In uscita a breve, è la guida definitiva per comprendere e affrontare il dolore cronico.

L’importanza della respirazione: il Diaframma

Il diaframma oltre a essere una bistecca davvero buona (non me ne vogliano i veg :)) è assieme al cuore l’unico muscolo essenziale per la vita!

Infatti, è il muscolo che ci permette di respirare, lo troviamo all’altezza della bocca dello stomaco ed è formato da due grosse cupole (dx e sn), che quando inspiriamo contraendosi scendono, comprimendo i visceri addominali che ad un certo punto non potendo più scendere gonfieranno la pancia, e quando espiriamo risalgono e la pancia tornerà ad appiattirsi.

Abbiamo principalmente tre tipi di respirazione:

1) diaframmatica: respirazione da relax, dove lavora principalmente il diaframma

2) Secondaria o accessoria: tipica degli stati di ansia e stress, dove lavore il diaframma ma soprattutto spalle e cervicali (i cosiddetti muscoli respiratori accessori)

3) Completa: respirazione tipica dell’attività fisica, quando mi serve il massimo quantitativo di ossigeno, dove diaframma e muscoli accessori lavorano al massimo

La maggior parte delle persone che entra in studio respira molto più di spalle di quanto dovrebbe, avete presente la tipica postura con le spalle chiuse e sollevate? Questo può un sovraccarico in zona cervicale/spalle!

Perché accade questo?

Il nostro corpo ha tutte le armi necessarie per gestire enormi stress, in particolare stress brevi e intensi, come situazioni in cui ci si deve salvare la vita (in un combattimento o in una fuga, ad esempio, sentiamo molto meno la fatica e il dolore), questo perché viene attivato vigorosamente il sistema ortosimpatico (fight or flight! Combatti o fuggi). In questo caso la respirazione accessoria è necessaria, per avere quanto più ossigeno a disposizione dei muscoli. Finita la situazione di pericolo, il nostro sistema si rilassa, riprendiamo una respirazione diaframmatica naturale e produciamo ormoni del buon umore. Ai tempi dell’uomo cacciatore-raccoglitore accadeva dopo la caccia, oggi avviene dopo l’attività fisica ad esempio.

Pensate alla vita dei giorni nostri, caratterizzata da ritmi frenetici, mille impulsi, notizie e informazioni che causano ansia e stress, non così intensi, ma molto più continui e persistenti, questo oltre a uno squilibrio ormonale in favore dell’ormone dello stress (cortisolo) porta a una respirazione simile alle situazioni di pericolo, con un overuse della respirazione accessoria. 

Non a caso molte persone che soffrono di cervicalgia o algia alle spalle non sono in grado di utilizzare bene il diaframma e in questi casi consigliamo come prima cosa di fare un esercizio di respirazione diaframmatica.

Ecco un esercizio per imparare a respirare di diaframma!

3 buoni motivi per farlo tutti i giorni:

1) Effetto allenante: se lo fai in maniera corretta imparerai ad usarlo, e senza accorgerti lo coinvolgerai di più durante la giornata, alleggerendo il carico da spalle/cervicale (respirazione accessoria)

2) Effetto drenante: la respirazione diaframmatica profonda favorisce il drenaggio dei fluidi corporei, in particolare venosi e linfatici che restano stagnanti a livello addominale e degli arti inferiori, oltre a stimolare l’attività viscerale (in particolare fegato e intestino)

3) Effetto Mindfulness: concentrati solo ed esclusivamente sulla respirazione e sulle spalle, che devono stare completamente rilassate, non pensare ad altro! Questo favorirà rilassamento e benessere

Quando e quanto farlo?

la sera prima di andare a dormire per 10-15 minuti; 20-40 respirazioni profonde + 5-10 minuti respirazioni naturali

Ricordati di respirare!

Dolore cronico: come la fisioterapia può aiutarti a ritrovare la tua vita

Il dolore cronico è un problema di salute diffuso che affligge milioni di persone in tutto il mondo. Questo tipo di dolore, che persiste per più di tre mesi, può avere un impatto devastante sulla qualità della vita dei pazienti. La fisioterapia svolge un ruolo fondamentale nella gestione del dolore cronico, offrendo strategie efficaci per alleviare il disagio e migliorare la funzionalità. In questo articolo, esploreremo l’importanza della fisioterapia nel trattamento del dolore cronico e le diverse strategie utilizzate per affrontarlo con successo.

Comprendere il Dolore Cronico

Il dolore cronico è una condizione complessa che può essere causata da una varietà di fattori, tra cui lesioni passate, condizioni mediche, stress emotivo e persino fattori genetici. Questo tipo di dolore può influenzare diverse parti del corpo, tra cui le spalle, il collo, la schiena, le articolazioni e i muscoli. È importante notare che il dolore cronico non è solo una sensazione fisica, ma può anche avere un impatto significativo sulla salute mentale, causando ansia e depressione.

La prima cosa che il paziente deve capire è che il dolore può essere reversibile. La parola “cronico” spesso è inappropriata, la parola probabilmente più idonea a descrivere questo tipo di dolore che si prolunga oltre 3 mesi è “Persistente” ovvero un dolore più durevole rispetto alla possibile lesione/danno dal quale è partito il dolore, che solitamente non passa non per la mancata guarigione dei tessuti, ma perché il sistema nervoso si è abituato al dolore, e la trascrizione di questo messaggio a livello di sistema nervoso centrale diventa effettiva. Questo fenomeno si chiama “Sensibilizzazione centrale”. Come potete capire a situazione difficile la risposta al vostro problema NON può essere semplice, chiunque vi parli di un trattamento miracoloso per risolvere in breve tempo il vostro problema vi sta vendendo fumo, potrete sentirvi meglio grazie all’effetto placebo, ma una soluzione permanente a un problema di questo tipo prevede una modifica delle proprie abitudini, e i risultati ottenuti giorno per giorno saranno nel tempo più durevoli. Da più tempo si soffre di questo tipo di dolore e più tempo ci vorrà per ottenere risultati, in quanto il segnale trascritto a livello cerebrale sarà più profondo quanto più prolungata la sofferenza.

Il Ruolo Chiave della Fisioterapia

La fisioterapia svolge un ruolo cruciale nella gestione del dolore cronico. Gli obiettivi principali del trattamento fisioterapico includono:

  1. Alleviare il Dolore: I fisioterapisti utilizzano una varietà di tecniche, tra cui esercizio terapeutico, composto soprattutto da mobilità attiva e rinforzo muscolare, e terapia manuale, tramite tecniche di manipolazione diretta (HVLA) e tecniche fasciali
  2. Migliorare la Funzionalità: L’obiettivo è aiutare i pazienti a recuperare la massima funzionalità possibile. Questo può includere la ripresa delle attività quotidiane, del lavoro o dello sport. La guarigione dal dolore cronico NON passa dal riposo, anche lo stretching troppo passivo e statico non è molto efficacie in caso di dolore cronico, al ripresa delle proprie attività o di una nuova attività fisica funge da rinforzo positivo per il paziente, che acquisisce sicurezza in sé stesso, migliorando il proprio quadro biopsicosociale.
  3. Educazione del Paziente: I fisioterapisti forniscono informazioni ai pazienti sulle cause del loro dolore e su come gestirlo. L’educazione è fondamentale per l’auto-gestione del dolore cronico. Come modificare le proprie abitudini posturali a lavoro è solo un esempio, anche consigli su come dormire di più meglio contribuiscono a migliorare la percezione del dolore, la privazione di sonno è uno dei principali fattori di sensibilizzazione al dolore. L’educazione passa anche e soprattutto dal linguaggio che si usa, spesso il personale sanitario utilizza dei termini che producono un effetto nocebo (in futuro parleremo anche di questo, per ora limitiamoci a sapere che è il contrario di placebo) sui nostri pazienti; una tra le frasi più pericolose che vengono dette è: “la sua schiena sembra quella di un anziano” detta a una persona giovane, oppure “eviti di sollevare carichi”, facendo credere al paziente che la propria colonna sia fragile, quando così non è. Anche le parole “Dolore Cronico” possono rappresentare un rinforzo negativo per le persone, soprattutto se non contestualizzate.

Strategie di Trattamento

Ecco alcune delle strategie comuni utilizzate dai fisioterapisti per affrontare il dolore cronico:

  1. Esercizio Terapeutico: L’esercizio mirato è spesso una parte centrale del programma di fisioterapia per il dolore cronico. Gli esercizi aiutano a rafforzare i muscoli, migliorare la flessibilità e ridurre la tensione.
  2. Terapia Manuale: Questa tecnica coinvolge la manipolazione delle articolazioni e dei tessuti molli per migliorare la mobilità e ridurre il dolore.
  3. Biofeedback: Questa tecnica insegna ai pazienti a controllare le loro funzioni corporee, come la tensione muscolare o la frequenza cardiaca, per ridurre il dolore cronico.
  4. Educazione sul Comportamento: I fisioterapisti insegnano ai pazienti tecniche di gestione dello stress, come la respirazione profonda e la meditazione, che possono aiutare a ridurre il dolore associato allo stress.

Conclusioni

La fisioterapia è un elemento chiave nella gestione del dolore cronico. I fisioterapisti lavorano in collaborazione con i pazienti per sviluppare programmi di trattamento personalizzati che mirano a ridurre il dolore, migliorare la funzionalità e aumentare la qualità della vita. Affrontare il dolore cronico richiede tempo, impegno e pazienza, ma con il supporto di un fisioterapista esperto, i pazienti possono sperare di trovare sollievo e ritrovare il benessere. Se stai lottando contro il dolore cronico, consulta un fisioterapista per una valutazione e un piano di trattamento mirato. La tua strada verso una vita più sana e senza dolore può iniziare oggi.

Dolore Cronico: Una Prospettiva Biopsicosociale sulla Sofferenza Prolungata

Introduzione

Il dolore cronico è una sfida persistente che affligge milioni di persone in tutto il mondo, influendo significativamente sulla loro qualità di vita e benessere. Per comprendere appieno il fenomeno del dolore cronico, è essenziale adottare un’approccio biopsicosociale, che considera l’interazione complessa di fattori biologici, psicologici e sociali che possono prolungare la cronicità del dolore.

La Crisi del Dolore Cronico

Il dolore cronico è definito come una condizione che persiste per più di tre mesi ed è spesso associato a una varietà di cause, tra cui lesioni, malattie croniche, fattori genetici e altro ancora. Tuttavia, ciò che rende il dolore cronico particolarmente debilitante è il suo impatto sulla vita quotidiana e sul benessere generale.

Siamo convinti, soprattutto per informazioni derivanti da luoghi comuni, dal passato e spesso ai corsi per la sicurezza sul lavoro (importanti, ma carenti di informazioni aggiornate a livello scientifico), che la causa dei dolori non traumatici e/o persistenti, sia meramente meccanica-biologica, quando ormai sappiamo che le cause meccaniche sono meno del 50% del totale (ne abbiamo parlato bene qui https://fisiolario.net/2021/02/13/smart-working-come-contrastare-la-nuova-ondata-di-sedentarieta/ ); la fetta più grande della torta è rappresentata dai fattori di contesto (quello che viene chiamato “stress” ma che è molto più complesso di così), da qui nasce il modello Biopsicosociale, che vediamo in dettaglio.

Fattori Biologici nel Dolore Cronico

Il primo pilastro del modello biopsicosociale del dolore cronico è rappresentato dai fattori biologici. Questi includono cambiamenti neurologici, infiammazione, lesioni dei tessuti e patologie sottostanti. Quando il corpo subisce danni o è afflitto da malattie, possono verificarsi alterazioni nei sistemi nervosi e endocrini, contribuendo al dolore persistente.

Fattori Psicologici nel Dolore Cronico

I fattori psicologici giocano un ruolo significativo nella cronicità del dolore. L’ansia, la depressione, lo stress e le esperienze passate possono amplificare la percezione del dolore. Inoltre, la gestione delle emozioni e delle aspettative può influire sulla tolleranza al dolore.

Fattori Sociali e Ambientali nel Dolore Cronico

Il terzo pilastro del modello biopsicosociale del dolore cronico riguarda i fattori sociali e ambientali. Il contesto in cui vive una persona, il supporto sociale e le dinamiche familiari possono influenzare la percezione del dolore e la capacità di farvi fronte. L’accessibilità ai servizi medici e alle risorse finanziarie può anche influire sulla gestione del dolore cronico.

La Sindrome dell’Evitamento e il Ciclo del Dolore

Un aspetto critico nel mantenimento del dolore cronico è la sindrome dell’evitamento. I pazienti spesso cercano di evitare le attività che causano loro dolore, creando un ciclo di deterioramento fisico e psicologico. Questo comportamento può peggiorare la cronicità del dolore, rendendo cruciale l’identificazione e la gestione di questo ciclo distruttivo.

Affrontare il Dolore Cronico: Un Approccio Integrato

Per affrontare efficacemente il dolore cronico, è necessario un approccio integrato che consideri tutti e tre i pilastri del modello biopsicosociale. Questo può includere:

  1. Terapia Fisica: Il trattamento fisioterapico e l’esercizio terapeutico possono aiutare a migliorare la funzionalità fisica e ridurre il dolore biologico.
  2. Supporto Psicologico: La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e altre forme di supporto psicologico possono aiutare a gestire l’ansia e la depressione associate al dolore cronico.
  3. Supporto Sociale: Coinvolgere amici e familiari può fornire un supporto prezioso per affrontare il dolore cronico. Gruppi di supporto possono essere un’opzione utile.
  4. Farmaci: In alcuni casi, possono essere necessari farmaci per gestire il dolore e l’infiammazione.
  5. Educazione del Paziente: Informare i pazienti sulle cause e i meccanismi del dolore cronico è fondamentale per l’auto-gestione.

Conclusioni

Il dolore cronico è una sfida complessa che richiede un approccio comprensivo. Abbracciare il modello biopsicosociale ci permette di considerare l’intera persona e tutte le variabili che contribuiscono alla cronicità del dolore. Il trattamento del dolore cronico dovrebbe essere personalizzato, mirando a migliorare la funzionalità e la qualità della vita, riducendo al minimo l’impatto fisico, psicologico e sociale. L’obiettivo finale è consentire ai pazienti di vivere una vita soddisfacente nonostante la sfida del dolore cronico.

Nel prossimo articolo vedremo come la fisioterapia interviene nei pazienti che soffrono di dolore cronico, e perché è la scelta migliore.