TECAR terapia: mito o realtà?

📌 Cos’è la tecarterapia e come funziona?
La tecarterapia (Trasferimento Energetico Capacitivo e Resistivo) è una tecnica fisioterapica che utilizza radiofrequenze per stimolare i processi di guarigione dei tessuti, migliorando la circolazione e riducendo il dolore e l’infiammazione.

Si divide in due modalità principali:
Capacitiva: agisce sui tessuti superficiali, in particolare tessuti molli (muscoli, cute, sistema linfatico). Adatta soprattutto per stati infiammatori acuti
Resistiva: lavora in profondità su tessuti a maggiore resistenza (tendini, legamenti, articolazioni, ossa) e la sua funzione è quella di stimolare la rigenerazione cellulare.

📌 Esempi pratici di utilizzo corretto della tecar
💪 Tendinopatie (Achille, rotuleo, sovraspinato): usiamo la tecar per modulare il dolore e migliorare il metabolismo locale
🏋️‍♂️ Lesioni muscolari e contratture: la tecar aiuta a ridurre l’infiammazione e stimolare il processo di guarigione.
🦵 Distorsioni e traumi articolari: la tecar può ridurre gonfiore e dolore acuto.

📌Più scalda e meglio è?
🔥Sfatiamo questo mito sulla Tecar, il calore durante la tecar è una delle caratteristiche che rende piacevole il trattamento, ma in caso di infiammazione acuta la tecar deve essere fatta in “Atermia“. In altri tipi di problematica, in particolare nel cronico, la temperatura può salire, ma deve essere sempre sopportabile, ma l’efficacia non è maggiore più alta è la temperatura!

📌 Come la utilizziamo nel nostro studio?
🔹 Utilizziamo la YouTecar X, un dispositivo di nuova generazione che ci permette di combinare la tecar con il movimento attivo in tempo reale. Il movimento attivo, in particolare durante il trattamento resistivo, è fondamentale per coinvolgere le strutture target e non disperdere la corrente dove non serve.
🔹La Tecar viene settata (tipo di corrente, frequenza e intensità) in base al tipo di tessuto, alla profondità, alla problematica e alle caratteristiche del paziente. Il trattamento deve essere personalizzato.
🔹 La tecar viene integrata in un percorso fisioterapico completo, non come trattamento passivo fine a sé stesso.
🔹 L’obiettivo non è solo spegnere il dolore, ma riportarti al massimo delle tue capacità funzionali, senza il rischio di ricadute.

📌 Conclusione
Se cerchi un trattamento efficace, assicurati che la tecar sia usata nel modo corretto, ovvero abbinata ad esercizio terapeutico e non come un ferro da stiro!

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A problema complesso non esiste soluzione semplice.

Quante volte hai cercato una risposta rapida al tuo dolore? Magari un farmaco miracoloso, una terapia che risolva tutto in un attimo, o una posizione perfetta per non sentire più fastidi. La verità è che il dolore, soprattutto quando diventa cronico, non ha una soluzione unica e immediata.

Viviamo in un mondo che ci ha abituati a soluzioni rapide. Ma il corpo umano non segue questa logica. Il dolore cronico è il risultato di molteplici fattori: biologici, psicologici e sociali. Non è solo una questione di muscoli, nervi o ossa, ma anche di percezione, stress, abitudini di vita e persino dell’ambiente in cui viviamo.

La falsa promessa della soluzione magica

Spesso ci viene detto: “Hai mal di schiena? Devi solo correggere la postura!”, oppure “Hai dolore? Riposa e smetterà di farti male”. Queste soluzioni sembrano semplici, ma ignorano la complessità del problema. Certo, alcuni accorgimenti possono aiutare, ma non basta un singolo esercizio, una manipolazione o un macchinario per risolvere un dolore persistente.

Il vero approccio alla soluzione

Affrontare il dolore significa cambiare prospettiva. Significa comprendere il proprio corpo, riconoscere i fattori che lo influenzano e adottare strategie attive per migliorare la qualità della vita. L’attività fisica graduale, la gestione dello stress, il miglioramento del sonno e una maggiore consapevolezza del proprio corpo sono tutti elementi chiave.

Il dolore non è il nemico da combattere con un’arma sola. È un segnale, una comunicazione del corpo che va ascoltata e interpretata con intelligenza e senza paura.

Vuoi approfondire?

Nel mio libro LiberaTi dal male troverai una guida basata su evidenze scientifiche per comprendere il dolore cronico e affrontarlo con strumenti concreti. Scopri come il movimento, l’educazione e un approccio attivo possono fare la differenza.

Sfatiamo un mito sul dolore: “Mal di schiena? Riposo assoluto ed evitare ogni tipo di sforzo finché non passa!” ❌

Uno dei falsi miti più diffusi, ma anche uno dei più dannosi, è che il riposo assoluto sia la cura migliore per il mal di schiena.

👉 La verità:
Evitare del tutto il movimento non solo rallenta il recupero, ma può creare paure infondate verso i gesti quotidiani, portando a una cronicizzazione del dolore. Quando smetti di muoverti, i muscoli si indeboliscono, le articolazioni si irrigidiscono, e il tuo corpo perde la capacità di adattarsi.

👉 Cosa fare invece?

  • Inizia con piccoli movimenti tollerabili. Anche una breve passeggiata è un ottimo inizio.
  • Procedi con gradualità: aumenta l’attività fisica progressivamente, senza forzare, ma senza paura.
  • Ricorda che il movimento, se ben dosato, è sicuro e fondamentale per il recupero.

Evitare i movimenti crea un circolo vizioso di paura e immobilità, che può peggiorare il problema. La soluzione? Diventare protagonisti attivi del proprio percorso di recupero.

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Nel mio libro “LiberaTi dal male” ti spiego perché il movimento è il tuo alleato numero uno contro il dolore e ti fornisco strumenti pratici per prevenire e gestire il mal di schiena in modo efficace e sicuro.

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Sfatiamo un mito sul dolore: “Ho mal di schiena perché ho la scoliosi!”

“Ho dolore perché ho la scoliosi.”FALSO!

La scoliosi, una curvatura laterale della colonna vertebrale sul piano frontale (quando guardando di spalle la colonna si nota una sorta di “S”), è spesso accompagnata da un’aura di preoccupazione. Molte persone credono che sia una causa diretta di dolore, ma la realtà è diversa.

La scoliosi è una condizione comune, spesso diagnosticata nell’infanzia o nell’adolescenza, e nella maggior parte dei casi non causa dolore significativo. Solo in casi gravi, quando l’angolo della curvatura è molto marcato, potrebbe esserci un impatto sulle strutture circostanti o sulla funzione respiratoria, ma è una condizione piuttosto rara. Ma per la maggior parte delle persone con scoliosi lieve o moderata, il dolore non è direttamente collegato alla curvatura stessa.

Che cosa causa davvero il dolore?

Spesso, il dolore è più legato a uno stile di vita sedentario, debolezza muscolare, tensioni croniche accumulate, o fattori di contesto completamente esterni alla meccanica, come stress psicologico o scarsa qualità del sonno (solo per citarne alcuni) piuttosto che alla scoliosi in sé. Anche chi ha una colonna apparentemente fisiologica può soffire di dolori simili, a dimostrazione che non è la “forma” della colonna a causare il problema.

Il movimento è la chiave

La buona notizia è che il movimento e il rafforzamento muscolare sono i tuoi migliori alleati. Esercizi mirati, un’adeguata attività fisica e una corretta gestione del carico possono aiutarti a migliorare il benessere e ridurre eventuali fastidi.

👉 Vuoi approfondire? Nel mio libro “LiberaTi dal male” ti spiego come affrontare il dolore cronico, sfatando i miti più diffusi e fornendoti gli strumenti per riprendere il controllo del tuo corpo.

Sfatiamo un mito sul dolore: “Il ghiaccio è il miglior rimedio ad ogni dolore!”

Da anni ci viene detto che il ghiaccio è la panacea per ogni dolore: “Hai preso una botta? Metti il ghiaccio!”. Eppure, questa credenza popolare nasconde molte inesattezze. Nel mio libro “LiberaTi dal male”, sfato questo mito e spiego quando il ghiaccio è utile e quando, invece, può essere controproducente.

Perché il ghiaccio è diventato un rimedio universale?
L’uso del ghiaccio è stato promosso per decenni come soluzione per ridurre il gonfiore e il dolore subito dopo un trauma. Effettivamente, il freddo allevia il dolore per il suo potere ANESTETICO, ma non necessariamente edema e infiammazione.

Cosa dice la scienza?

  1. Il ghiaccio agisce riducendo il flusso sanguigno nella zona colpita, questo potrebbe rallentare il processo infiammatorio.
  2. Tuttavia, l’infiammazione è una risposta naturale del corpo per guarire, e bloccarla troppo a lungo può rallentare il recupero.
  3. In alcuni casi, l’uso prolungato del ghiaccio può aumentare la rigidità muscolare e peggiorare la situazione.

Quando usare il ghiaccio?

  • Solo nelle prime 24-48 ore dopo un trauma acuto, come una distorsione o un colpo diretto solo le il dolore è molto intenso.
  • Alternando il ghiaccio con momenti senza applicazione per non bloccare completamente il flusso sanguigno.

Cosa fare invece?
Dopo le prime ore, è più utile favorire il movimento e il riscaldamento graduale dell’area colpita. Questo stimola la circolazione e accelera la guarigione.
Dopo di che, prendi il ghiaccio che avevi preparato mettilo nella tua bibita o nel tuo cocktail come sta facendo la marmotta e goditi il drink!

Non tutto ciò che sembra intuitivo è corretto. Per capire meglio i meccanismi del dolore e scoprire soluzioni efficaci basate su evidenze scientifiche, leggi il mio libro “LiberaTi dal male”, disponibile presto su Amazon!

Sfatiamo un mito sul dolore: “Ho mal di schiena perché ho una brutta postura”

La postura perfetta non esiste! Ecco cosa non ti hanno mai detto sul mal di schiena

Quante volte ti sei sentito dire: “Stai dritto o ti verrà mal di schiena!”? È uno dei miti più diffusi, ma la scienza ci racconta una storia diversa. Scopriamo insieme perché avere una “brutta postura” non è sinonimo di dolore e cosa puoi fare davvero per migliorare la tua salute.

Nel mio libro LiberaTi dal male, spiego perché la postura sbagliata in realtà non esiste. Esistono solo posture “diverse”, che riflettono le nostre abitudini e la nostra storia personale. Studi recenti dimostrano che non c’è una correlazione diretta tra una postura specifica e il mal di schiena. Ci sono persone con schiene perfettamente dritte e dolori cronici, e altre con cifosi o scoliosi che non provano alcun fastidio!

Il segreto? Non è la posizione che mantieni, ma quanto tempo la mantieni. Il nostro corpo è fatto per muoversi, non per restare immobile. Non preoccuparti troppo di come ti siedi, che postura assumi di notte o come ti muovi; cambia spesso posizione, alzati, cammina e rilassati. Questo farà più bene alla tua schiena di qualsiasi “postura perfetta”.

Se vuoi scoprire perché la tua postura non è il problema e quali strategie puoi adottare per vivere senza dolore, non perdere il mio libro LiberaTi dal male! In uscita a breve, è la guida definitiva per comprendere e affrontare il dolore cronico.

“LiberaTi dal Male” il mio nuovo libro in arrivo

Sono entusiasta di annunciare la prossima pubblicazione del mio libro «LiberaTi dal male: Dolore cronico e falsi miti, la spiegazione completa». Questo progetto è nato dall’esperienza maturata negli anni come fisioterapista, preparatore atletico e osteopata, osservando quanto il dolore cronico influenzi la vita delle persone e quanti luoghi comuni e false credenze ruotino ci ruotino attorno.

Perché ho scritto questo libro? Il dolore cronico non è solo una questione fisica: è un fenomeno complesso che coinvolge mente, corpo e società. Ho deciso di scrivere questo libro per offrire una guida completa e accessibile a chi soffre di dolore cronico, aiutandolo a sfatare miti e a scoprire strumenti pratici per migliorare la propria vita.

Cosa troverai in «LiberaTi dal male»?

  • Un approccio moderno basato sul modello biopsicosociale.
  • Risposte ai dubbi più comuni sul dolore.
  • Tecniche pratiche, esercizi e suggerimenti.
  • Un capitolo dedicato ai falsi miti sul dolore e la sua cura, che contribuiscono a peggiorare la situazione.

Per chi è questo libro?

  • Per chi vive con dolore cronico e cerca risposte concrete.
  • Per chi vuole comprendere meglio come funziona il corpo umano.
  • Per professionisti interessati a un approccio innovativo.

Dove trovarlo? Il libro sarà presto disponibile. Segui il sito e i nostri canali social per gli aggiornamenti.

Un grazie speciale Voglio ringraziare tutti i miei pazienti e colleghi che mi hanno ispirato a scrivere questo libro. La vostra esperienza e le vostre storie mi hanno motivato a creare una guida utile e pratica.

Se vuoi essere tra i primi a sapere quando il libro sarà disponibile seguici sui social. Non vedo l’ora di condividere questo progetto con te!

Elia

L’importanza della respirazione: il Diaframma

Il diaframma oltre a essere una bistecca davvero buona (non me ne vogliano i veg :)) è assieme al cuore l’unico muscolo essenziale per la vita!

Infatti, è il muscolo che ci permette di respirare, lo troviamo all’altezza della bocca dello stomaco ed è formato da due grosse cupole (dx e sn), che quando inspiriamo contraendosi scendono, comprimendo i visceri addominali che ad un certo punto non potendo più scendere gonfieranno la pancia, e quando espiriamo risalgono e la pancia tornerà ad appiattirsi.

Abbiamo principalmente tre tipi di respirazione:

1) diaframmatica: respirazione da relax, dove lavora principalmente il diaframma

2) Secondaria o accessoria: tipica degli stati di ansia e stress, dove lavore il diaframma ma soprattutto spalle e cervicali (i cosiddetti muscoli respiratori accessori)

3) Completa: respirazione tipica dell’attività fisica, quando mi serve il massimo quantitativo di ossigeno, dove diaframma e muscoli accessori lavorano al massimo

La maggior parte delle persone che entra in studio respira molto più di spalle di quanto dovrebbe, avete presente la tipica postura con le spalle chiuse e sollevate? Questo può un sovraccarico in zona cervicale/spalle!

Perché accade questo?

Il nostro corpo ha tutte le armi necessarie per gestire enormi stress, in particolare stress brevi e intensi, come situazioni in cui ci si deve salvare la vita (in un combattimento o in una fuga, ad esempio, sentiamo molto meno la fatica e il dolore), questo perché viene attivato vigorosamente il sistema ortosimpatico (fight or flight! Combatti o fuggi). In questo caso la respirazione accessoria è necessaria, per avere quanto più ossigeno a disposizione dei muscoli. Finita la situazione di pericolo, il nostro sistema si rilassa, riprendiamo una respirazione diaframmatica naturale e produciamo ormoni del buon umore. Ai tempi dell’uomo cacciatore-raccoglitore accadeva dopo la caccia, oggi avviene dopo l’attività fisica ad esempio.

Pensate alla vita dei giorni nostri, caratterizzata da ritmi frenetici, mille impulsi, notizie e informazioni che causano ansia e stress, non così intensi, ma molto più continui e persistenti, questo oltre a uno squilibrio ormonale in favore dell’ormone dello stress (cortisolo) porta a una respirazione simile alle situazioni di pericolo, con un overuse della respirazione accessoria. 

Non a caso molte persone che soffrono di cervicalgia o algia alle spalle non sono in grado di utilizzare bene il diaframma e in questi casi consigliamo come prima cosa di fare un esercizio di respirazione diaframmatica.

Ecco un esercizio per imparare a respirare di diaframma!

3 buoni motivi per farlo tutti i giorni:

1) Effetto allenante: se lo fai in maniera corretta imparerai ad usarlo, e senza accorgerti lo coinvolgerai di più durante la giornata, alleggerendo il carico da spalle/cervicale (respirazione accessoria)

2) Effetto drenante: la respirazione diaframmatica profonda favorisce il drenaggio dei fluidi corporei, in particolare venosi e linfatici che restano stagnanti a livello addominale e degli arti inferiori, oltre a stimolare l’attività viscerale (in particolare fegato e intestino)

3) Effetto Mindfulness: concentrati solo ed esclusivamente sulla respirazione e sulle spalle, che devono stare completamente rilassate, non pensare ad altro! Questo favorirà rilassamento e benessere

Quando e quanto farlo?

la sera prima di andare a dormire per 10-15 minuti; 20-40 respirazioni profonde + 5-10 minuti respirazioni naturali

Ricordati di respirare!

Dolore Cronico: Una Prospettiva Biopsicosociale sulla Sofferenza Prolungata

Introduzione

Il dolore cronico è una sfida persistente che affligge milioni di persone in tutto il mondo, influendo significativamente sulla loro qualità di vita e benessere. Per comprendere appieno il fenomeno del dolore cronico, è essenziale adottare un’approccio biopsicosociale, che considera l’interazione complessa di fattori biologici, psicologici e sociali che possono prolungare la cronicità del dolore.

La Crisi del Dolore Cronico

Il dolore cronico è definito come una condizione che persiste per più di tre mesi ed è spesso associato a una varietà di cause, tra cui lesioni, malattie croniche, fattori genetici e altro ancora. Tuttavia, ciò che rende il dolore cronico particolarmente debilitante è il suo impatto sulla vita quotidiana e sul benessere generale.

Siamo convinti, soprattutto per informazioni derivanti da luoghi comuni, dal passato e spesso ai corsi per la sicurezza sul lavoro (importanti, ma carenti di informazioni aggiornate a livello scientifico), che la causa dei dolori non traumatici e/o persistenti, sia meramente meccanica-biologica, quando ormai sappiamo che le cause meccaniche sono meno del 50% del totale (ne abbiamo parlato bene qui https://fisiolario.net/2021/02/13/smart-working-come-contrastare-la-nuova-ondata-di-sedentarieta/ ); la fetta più grande della torta è rappresentata dai fattori di contesto (quello che viene chiamato “stress” ma che è molto più complesso di così), da qui nasce il modello Biopsicosociale, che vediamo in dettaglio.

Fattori Biologici nel Dolore Cronico

Il primo pilastro del modello biopsicosociale del dolore cronico è rappresentato dai fattori biologici. Questi includono cambiamenti neurologici, infiammazione, lesioni dei tessuti e patologie sottostanti. Quando il corpo subisce danni o è afflitto da malattie, possono verificarsi alterazioni nei sistemi nervosi e endocrini, contribuendo al dolore persistente.

Fattori Psicologici nel Dolore Cronico

I fattori psicologici giocano un ruolo significativo nella cronicità del dolore. L’ansia, la depressione, lo stress e le esperienze passate possono amplificare la percezione del dolore. Inoltre, la gestione delle emozioni e delle aspettative può influire sulla tolleranza al dolore.

Fattori Sociali e Ambientali nel Dolore Cronico

Il terzo pilastro del modello biopsicosociale del dolore cronico riguarda i fattori sociali e ambientali. Il contesto in cui vive una persona, il supporto sociale e le dinamiche familiari possono influenzare la percezione del dolore e la capacità di farvi fronte. L’accessibilità ai servizi medici e alle risorse finanziarie può anche influire sulla gestione del dolore cronico.

La Sindrome dell’Evitamento e il Ciclo del Dolore

Un aspetto critico nel mantenimento del dolore cronico è la sindrome dell’evitamento. I pazienti spesso cercano di evitare le attività che causano loro dolore, creando un ciclo di deterioramento fisico e psicologico. Questo comportamento può peggiorare la cronicità del dolore, rendendo cruciale l’identificazione e la gestione di questo ciclo distruttivo.

Affrontare il Dolore Cronico: Un Approccio Integrato

Per affrontare efficacemente il dolore cronico, è necessario un approccio integrato che consideri tutti e tre i pilastri del modello biopsicosociale. Questo può includere:

  1. Terapia Fisica: Il trattamento fisioterapico e l’esercizio terapeutico possono aiutare a migliorare la funzionalità fisica e ridurre il dolore biologico.
  2. Supporto Psicologico: La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e altre forme di supporto psicologico possono aiutare a gestire l’ansia e la depressione associate al dolore cronico.
  3. Supporto Sociale: Coinvolgere amici e familiari può fornire un supporto prezioso per affrontare il dolore cronico. Gruppi di supporto possono essere un’opzione utile.
  4. Farmaci: In alcuni casi, possono essere necessari farmaci per gestire il dolore e l’infiammazione.
  5. Educazione del Paziente: Informare i pazienti sulle cause e i meccanismi del dolore cronico è fondamentale per l’auto-gestione.

Conclusioni

Il dolore cronico è una sfida complessa che richiede un approccio comprensivo. Abbracciare il modello biopsicosociale ci permette di considerare l’intera persona e tutte le variabili che contribuiscono alla cronicità del dolore. Il trattamento del dolore cronico dovrebbe essere personalizzato, mirando a migliorare la funzionalità e la qualità della vita, riducendo al minimo l’impatto fisico, psicologico e sociale. L’obiettivo finale è consentire ai pazienti di vivere una vita soddisfacente nonostante la sfida del dolore cronico.

Nel prossimo articolo vedremo come la fisioterapia interviene nei pazienti che soffrono di dolore cronico, e perché è la scelta migliore.